Le sue ossa sono conservate nell'Università di Yale
Diavolo o mistico, Geronimo fa discutere a 100 anni dalla morte
Martedì prossimo la tribù di San Carlos Apache dell'Arizona renderà omaggio all'antico capo guerriero. L'obiettivo è riscattare la sua eredità spirituale e cancellare l'immagine negativa che circola nella cultura popolare Usa
Los Angeles, 13 feb. (Adnkronos) - Demonio per alcuni e mistico per altri, il leader degli Apache Geronimo che ha difeso la cultura dei pellerossa combattendo contro americani e messicani, continua a far discutere a 100 anni dalla sua morte, il 17 febbraio 1909 in Oklahoma. Martedì prossimo la tribù di San Carlos Apache dell'Arizona renderà omaggio all'antico capo guerriero, con l'obiettivo di riscattare la sua eredità spirituale e cancellare l'immagine negativa di Geronimo che ancora circola nella cultura popolare degli Stati Uniti.
Apache Chiricahua, Geronimo come lo chiamavano i messicani o 'Gojlaye', che nella lingua dei chiricahua significa "colui che sbadiglia", era nato il 16 giugno 1829 nella tribu Bedonkohe, vicino al fiume Gila, in Arizona. James Riding, docente di Studi indiani dell'università locale, sottolinea che da molti bianchi Geronimo venne considerato un terrorista, ma per la sua gente è stato un combattente della libertà.
"Divenne leggendario per la sua battaglia contro il colonialismo - dice il professore - la sua lotta alla testa di un piccolo gruppo per difendere la cultura Apache rappresenta un lascito di resistenza e tenacia". Anche per Marlon Sherman, specializzato in Studi sui nativi nordamericani dell'università du Humboldt, Geronimo è stato un leader spirituale, uno sciamano con una grande esperienza nel campo della medicina tradizionale.
Scese in campo, con le armi in pugno, dopo che 400 messicani guidati da Josè Maria Carrasco trucidarono sua moglie Alope, i loro tre figli e sua madre, nell'estate del 1858. Nella sua autobiografia, Geronimo racconta che, per vendicare i suoi, chiese aiuto al capo Cochise della tribu Chokonen: "Siamo uomini come i messicani e faremo loro ciò che hanno fatto a noi - scrive - Combatterò in prima fila; vi chiedo solo di seguirmi per vendicare il male che ci hanno fatto i messicani. La mia gente è stata assassinata e io sono pronto a morire, se necessario".
Nasce da qui l'immagine a tinte fosche di Geronimo, considerato da molti "un selvaggio sanguinario, crudele e inumano", sottolinea Sherman. Lo studioso osserva poi di non sapere se siano "vere tutte le atrocità imputate a Geronimo, ma in ogni caso non si è voluto fare luce sulle barbarie commesse dai soldati americani e messicani contro gli Apache".
A dare una mano è stata anche l'industria cinematografica, con i tanti film sui pellerossa malvagi e nemici. Anche in 'Ballando con i lupi', il film con Kevin Costner che tenta di riscattarne l'immagine, osserva Sherman, il protagonista è comunque "un uomo bianco che è un pellerossa migliore degli stessi pellerossa".
Secondo Sherman, a differenza di quanto Hollywood ha mostrato in tante pellicole, Geronimo è stato un capo tenace e accorto, intelligente e valoroso, rispettoso e generoso. "Si è sempre considetato un esperto della medicina e della guerra, ma non un capo assoluto - dice il professore - Era un uomo molto umile nei confronti dei compagni di battaglia".
Quanto alla sua conversione dell'ultima ora al cristianesimo, secondo il professor Sherman si è trattato di "convenienza, per mantenere la pace con la sua gente. In privato -assicura l'esperto - ha continuato a professare la sua religione". E Riding è d'accordo con Sherman: "Era Apache nel profondo del cuore". Nonostante Geronimo avesse abbracciato la fede cristiana, non gli venne permesso di tornare alla sua terra natale e il capo Apache morì di polmonite in prigionia, a Fort Sill, in Oklahoma.
"La seconda battaglia di Geronimo è iniziata dopo morto", rievoca infine Riding. Nel 1918 le sue spoglie vennero rubate dalla tomba. Sembra ad opera di una società segreta dell'università di Yale, la 'Skull and Bones' (teschio e ossa) alla quale apparteneva anche Prescott Bush, nonno di George W. Alcune ossa del leader Apache sarebbero state usate nei rituali della società segreta.
Successivamente, in una lettera, l'università di Yale ha rivelato che i resti di Geronimo erano custoditi in un edificio dell'ateneo. Gli Apache hanno chiesto di riaverli indietro, affinché al loro antico capo venga restituita dignità e Geronimo, secondo le loro credenze, possa finalmente riposare in pace.
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